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La Timpa di Cassano dal Belvedere di Santa Venere
La Timpa di Cassano dal Belvedere di Santa Venere

Il Periplo del Diavolo

Parco Nazionale del Pollino, 12/04/2017

È così che Emanuele Pisarra, chiama questo bellissimo percorso ad anello. Si tratta di un itinerario duro e faticoso, nel cuore delle gole basse del Raganello, che ripaga però l’escursionista con scenari grandiosi ed esperienze inimitabili! L’escursione parte dal grazioso abitato di Civita (Çifti in arbëresh), e percorre le due sponde delle gole del Raganello, prima in risalita sulla destra orografica e poi in discesa sulla sinistra orografica, lungo la Pietra del Demanio. Per attraversare il Raganello, si passa sul diruto Ponte d’Ilice a monte e sul ripristinato Ponte del Diavolo a valle. Avevamo già percorso quest’itinerario nel 2006, e ricordiamo ancora le notevoli difficoltà di orientamento che incontrammo quella volta! Le esperienze accumulate in altri undici anni di escursioni, ci hanno permesso di non ripetere gli stessi errori, compiendo l’escursione con maggiore disinvoltura. Nonostante ciò, la scarsa frequentazione di questi sentieri e la totale assenza di manutenzione degli stessi, sta portando alla completa scomparsa di questo enorme patrimonio sentieristico. Un vero peccato, perché con essi scomparirà una parte importante della storia di questi luoghi dove wilderness e ruralità coesistono da tempo immemore, intrecciandosi armoniosamente. Partiamo di buon’ora dall’abitato di Civita, percorrendo, appena fuori dal paese, un bellissimo sentiero sui declivi di Sacchitello, che procedendo a mezza costa, permette di guadagnare agevolmente il Colle la Ciuca. Di fronte a noi si staglia la mole verticale della Timpa del Demanio, che dovremo poi cavalcare al ritorno.

Dal Colle la Ciuca scendiamo al ponte d’Ilice utilizzando il percorso recentemente ripristinato (anche se dovremmo dire violentato). La vegetazione nella parte alta sta lentamente riprendendo il sopravvento, mentre si percepisce fortemente il completo stato di abbandono in cui versa l’opera, anche nella parte bassa, dove piccole frane finiranno per abbattere le antiestetiche oltre che inutili staccionate. Il bosco di lecci, con le sue fioriture di ciclamini e anemoni, resta comunque un ambiente fantastico e ricco di fascino, in grado di mettere in secondo piano questo, ennesimo, fallito, tentativo di addomesticamento! Attraversiamo la Forra d’Ilice utilizzando la struttura metallica posta lì da molti anni ormai, vista l’inagibilità dell’antico e diruto ponte. Purtroppo, si sono spesi tanti soldi inutilmente, come quelli per la realizzazione dell’appena menzionato sentiero con staccionate panchine e cestini portarifiuti, e non si fa nulla per ricostruire un ponte storico e perfettamente inserito nell’ambiente selvaggio delle gole! Non comprenderemo mai simili storture, ma noi siamo solo due nostalgici escursionisti, e sappiamo che il nostro pensiero sia pura utopia. Ormai si seguono le mode accontentando il turista che ha bisogno di adrenalina a pagamento e possibilmente senza sforzi. Nascono quindi vie ferrate, pareti attrezzate per l’arrampicata sportiva, ponti tibetani in acciaio, funi alle quali appendersi con una carrucola e sfrecciare come salami volanti! Percepiamo questa tendenza anche tra molti escursionisti che, sempre più numerosi, popolano il Pollino in ogni stagione. C’è poca conoscenza dei luoghi della loro morfologia e della loro storia, poca propensione alla fatica, poca voglia di vivere ed ascoltare il respiro della natura. C’è al contrario, tanta voglia di adrenalina, di impresa, di sfida, di conquista! Si carica la traccia, condivisa da qualcuno che l’ha già percorsa, sullo smartphone, e la si segue, senza aver prima studiato il percorso sulle carte, camminando con gli occhi fissi sullo schermo, senza neanche guardarsi intorno mentre si procede. L’unico obiettivo è raggiungere il punto chiave e dimostrare di essere in grado di superarlo, per poi condividere le foto sui social. Ma tornando alla nostra uscita che a questo punto prosegue sul versante opposto delle gole, ci inerpichiamo lungo il sentiero che risale la parete e conduce a San Lorenzo Bellizzi. Raggiunto il crinale della Pietra del Demanio, individuiamo alcune flebili tracce, che ci permettano di superare la vegetazione, a queste quote, solitamente ricca di rovi. Più in alto la pendenza si addolcisce e la vegetazione si apre. Ci ritroviamo in una splendida ed aperta cerreta, popolata da numerosi esemplari di ginepro d’alto fusto! Siamo nel bellissimo bosco di Santa Venere, un posto magnifico, tanto che ci vien voglia di fermarci, stenderci sul suo tappeto e contemplare il blu del cielo attraverso le verdi foglie dei suoi alberi! E’ un bosco aperto, che non preclude il panorama superbo verso la Timpa di Cassano e il Raganello che, appena sbucato dalla Gola di Barile, si appresta dopo un tratto più aperto ad intrufolarsi nella stretta forra d’Ilice.

Purtroppo però dobbiamo proseguire, perché la strada da percorrere è ancora lunga. Raggiunto il panoramico belvedere di Santa Venere, a picco sulle gole, ci inoltriamo nuovamente nel bosco, che in questo tratto si fa leggermente più intricato, fino ad intersecare una stradina che conduce ad una radura, dalla quale principia l’ultima spalletta da risalire. Ci fermiamo all’ombra, poco sotto la vetta di Pietra del Demanio, per rifocillarci e rilassarci, guardando l’infinito! Superato il saltino roccioso che porta in vetta, ci facciamo sorprendere da tre grifoni che volteggiano a perpendicolo proprio sulle nostre teste. In pochissimo tempo, li vediamo prendere quota fino a diventare tre minuscoli puntini, per poi scomparire definitivamente dalla nostra vista.

Ma la nostra cavalcata in cresta, non è finita! Ci tocca ora scendere lungo il ripido crinale, che conduce dritto dritto, alla masseria Vavolizza. Avremmo voluto proseguire lungo la cresta, ma la stessa è interrotta da campi coltivati e boschetti dalla vegetazione davvero impenetrabile! Individuiamo un sentiero, che però dopo alcuni saliscendi e dopo aver attraversato un paio di torrentelli, ci conduce sulla strada asfaltata. Scendiamo lungo la strada fino ad intercettare una stradina sterrata, alla ricerca del sentiero che conduce al Fosso Casalecchio. Dopo aver gironzolato un po’, identifichiamo l’imbocco del sentierino, ormai invaso dai rovi, e lo percorriamo, non senza difficoltà, fino a raggiungere le pareti ricche di cavità e concrezioni di Pietra del Demanio. Il Ponte del Diavolo è vicino, lo attraversiamo e, con un ultimo sforzo raggiungiamo nuovamente l’abitato di Civita.

Escursioni di questo tipo, lasciano sicuramente qualche graffio sulla pelle, ma nella mente lasciano solo piacevoli ricordi. Per fortuna però, mentre i graffi, prima o poi, passano, i piacevoli ricordi restano a farti compagnia per sempre.