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La cima del Lausetto ed alle sue spalle il Monviso
La cima del Lausetto ed alle sue spalle il Monviso

L’Alta Via Dei Re

Parco Naturale Alpi Marittime, 28/07-05/08/2019

Anche quest’anno, in occasione delle nostre ferie estive, abbiamo deciso di compiere un bel trekking alpino. Tra le tante possibilità abbiamo scelto di visitare un angoletto delle Alpi, sicuramente meno conosciuto di tanti altri, ma non per questo, meno allettante. Si tratta del Parco Naturale delle Alpi Marittime situate in Piemonte, e precisamente nel Cuneese. Ex riserva di caccia dei re di Casa Savoia, quest’area protetta è la più grande del Piemonte e confina con il Parc National du Mercantour in Francia.
Così, dopo un lungo viaggio in auto, raggiungiamo la bella frazione di San Giacomo di Entraque, dove pernotteremo, accompagnati dalla nenia intonata dal torrente Gesso. Al mattino seguente, ci facciamo accompagnare a Sant’Anna di Valdieri, dove avrà inizio la nostra avventura tra queste splendide montagne.

I Tappa, da Sant’Anna di Valdieri al Rifugio Livio Bianco
Dopo aver acquistato la carta dei sentieri, zaino in spalla, partiamo subito in salita, lungo un bellissimo sentiero che, costeggiando il torrente della Valle della Meris, permette di raggiungere il suggestivo Lago Sottano della Sella e quindi il rifugio Livio Bianco, che si trova a pochi passi da esso. Lungo il percorso, numerosi gli avvistamenti, tra i quali prede e predatori per antonomasia, quali le marmotte e l’aquila reale.

II Tappa, dal Rifugio Livio Bianco al Rifugio Valasco
Una bella traversata dal rifugio Livio Bianco al rifugio Valasco, ex Reale Casa di Caccia, attraverso il colle di Valmiana. Il primo tratto si sviluppa lungo un bel sentiero, che attraversa più volte il torrente emissario del lago Soprano della Sella, con belle visioni verso il Monte Matto ed il lago Sottano, per poi piegare verso sud, poco prima di raggiungere il lago Soprano.

Dopo una lunga serie di tornanti, raggiungiamo il colle di Valmiana, dove ci soffermiamo a fotografare un gruppo di stambecchi.

Ripresa la via, sempre in direzione sud, lungo il Vallone di Valmiana, raggiungiamo, dopo una lunga discesa la sterrata che risale dalle Terme di Valdieri, e la imbocchiamo in direzione ovest, costeggiando il tumultuoso torrente della valle di Valasco. In breve, raggiungiamo la singolare struttura del rifugio Valasco, già Reale Casa di Caccia dei Savoia, immersa in un ambiente davvero grandioso.

Durante la limpida notte senza luna, approfittiamo anche per qualche fotografia ad una strepitosa via lattea.

III Tappa, dal Rifugio Valasco al rifugio Remondino
Si comincia a fare decisamente sul serio, soprattutto dal punto di vista fisico, ma gli scorci che ci regala questa terza tappa ci ripagano ampiamente, per tutta la fatica. Partiti di buon’ora dal rifugio Valasco, ci incamminiamo lungo la vecchia rotabile, costruita per scopi militari, in direzione del piano superiore di Valasco. Tra cascate e begli avvistamenti di ghiandaie, raggiungiamo il piano superiore di Valasco, che attraversiamo per immetterci nel buio lariceto.

Il sentiero si inerpica nel bosco, con numerosi tornanti, fino ad affacciarsi sulla profonda forra della Val Morta, che costeggiamo. Il sentiero poi si immette su un’altra ex mulattiera militare che ci permette di valicare il Colletto di Valasco, e di raggiungere i laghi Sottano e Mediano di Fremamorta.

L’affaccio sulla maestosa Serra dell’Argentera toglie il fiato per la sua straordinaria bellezza e grandiosità.

Al lago mediano, abbandoniamo la mulattiera e pieghiamo a sinistra, lungo il sentiero che conduce al Pian della Casa del Re.

Una lunga discesa, spezzata da alcune brevi salite , in ambiente sempre vario, ci conduce ad un sentierino appena visibile, che tra sfasciumi e grandi massi conduce al grazioso rifugio Regina Elena. Continuando a scendere raggiungiamo la fiumara del torrente Gesso della Valletta, che attraversiamo , portandoci nel mezzo del Pian della Casa del Re.

A questo punto, imbocchiamo il ripido e faticoso sentiero, che per il Vallone Assedras, permette di raggiungere il Rifugio Remondino. Il caldo e la fatica, abbinata al peso degli zaini si fa sentire, ma teniamo duro, e cerchiamo di non perdere la concentrazione per fotografare la splendida natura che ci circonda.

Finalmente al rifugio, ci rilassiamo, mentre un gruppo di stambecchi viene a farci visita.

Ci sediamo al cospetto delle alte pareti che ci circondano, pensando alla fattibilità della non facile via, che ci attende il giorno seguente.

Dopo la cena ci deliziamo con uno splendido tramonto, che spazza via ogni dubbio!

IV Tappa, dal Rifugio Remondino al Rifugio Genova Figari
Indubbiamente la tappa più impegnativa ed emozionante dell’intero trekking. Digressione dalla prosecuzione classica dell’Alta Via dei Re, che avrebbe invece previsto il passaggio per il Colle di Brocan. Ma il nostro obiettivo è il Monte Argentera, la regina delle Alpi Marittime. Questa montagna, dal nome affascinante, ci ha da subito stregati, pur sapendo che non sarà una passeggiata. La salita per la sua via normale infatti, prevede facili passaggi di arrampicata, ma dobbiamo tener conto del peso e del volume dei nostri zaini, non particolarmente indicato su una cengia che, in alcuni tratti, presenta una parete leggermente aggettante. Partiamo quindi dal Rifugio Remondino e ci dirigiamo verso il ripido canale dei detriti, che rimonteremo fino a guadagnare il passo omonimo. Il panorama è magnifico e ci fermiamo un attimo per indossare l’imbrago. Non è necessario, ma non conoscendo bene la via potrebbe essere utile per far sicura in qualche punto critico.

Uno stambecco si avvicina a noi, percorrendo una paretina scoscesa ed esposta, con una naturalezza tale, da far precipitare istantaneamente la nostra autostima!

Ci portiamo quindi sulla parete SE della cima sud dell’Argentera, tagliata diagonalmente dalla cengia che dovremo percorrere. Superiamo un passaggio esposto, a picco su ciò che rimane del nevaio, detto “la Balconera”. Superiamo altri passaggi molto esposti , ed il “passo del gatto”, detto così perché costringe a superarlo carponi a causa della bassa parete aggettante. Dopo la cengia superiamo un camino, meno esposto, ma piuttosto ripido, che ci condurrà direttamente in vetta, dalla quale possiamo godere di un panorama superbo, a trecentosessanta gradi sulle Marittime.

Ci fermiamo un po’ in vetta, ma sappiamo che, il meteo è previsto in peggioramento nel corso della giornata, e la strada da fare per raggiungere il rifugio Genova Figari è ancora lunga. Ripercorriamo quindi a ritroso il camino e la cengia, per poi scendere alla base della Balconera, utilizzando una traccia esposta, su uno sperone roccioso. Continuiamo quindi la discesa attraversando terrazzi erbosi sostenuti da fasce rocciose, fino a raggiungere il bivacco del Baus, dove abbandoniamo la crestina rocciosa. Proseguiamo per un lungo tratto a mezza costa su pendio a tratti erboso e a tratti su pietraia fino a raggiungere il Passo del Porco.

Le nuvole si addensano sulle nostre teste e comincia a cadere qualche goccia di pioggia. Scendiamo quindi lungo un zigzagante sentiero che, con stretti tornanti, cala nel vallone del Chiapous e progressivamente si sposta dal versante destro a quello sinistro orografico dello stesso. A tratti la nebbia ci invade, ma fortunatamente non piove.

Raggiunto lo sbarramento dell’imponente diga del Chiotas, lo superiamo fino ad intercettare l’imbocco del sentiero che, con un’ultima salita ci permette di raggiungere il rifugio Genova, sani, salvi ed asciutti, oltre che estremamente soddisfatti!

V Tappa, dal Rifugio Genova Figari al Rifugio Soria Ellena
Una tappa decisamente meno impegnativa delle precedenti, sia dal punto di vista fisico che tecnico, ma non per questo, meno appagante. In realtà ci serviva proprio questa tappa per poterci riposare e rilassare, dato che i muscoli cominciano a risentire dei chilometri percorsi con il peso sulle spalle. Inoltre nel pomeriggio è prevista pioggia, quindi la brevità del percorso, ci permette di compiere l’escursione, senza forzare il passo! Fuori dal rifugio Genova, la luce è particolarmente bella e sorprendiamo subito un camoscio che si aggira poco distante dalla struttura.

Partiamo per l’escursione, costeggiando il Bacino del Chiotas per poi immetterci nel Vallone di Fenestrelle, che collega il Vallone della Rovina con il Torrente Gesso della Barra, passando per il Passo di Fenestrelle. Con un zigzagante traverso, ci portiamo in alto, sulla destra orografica del vallone che, con belle vedute sui laghi del Chiotas e di Brocan, ci fa guadagnare quota.

Il terreno erboso, lascia il posto a detriti e rocce levigate da antichi ghiacciai e, dopo aver attraversato un piccolo nevaio e un pittoresco laghetto, guadagniamo il passo di Fenestrelle e, più avanti, dopo una dolina, l’omonimo ricovero. Sublime l’affaccio sulla Serra dei Gelas!

Scendiamo lungo il ramo opposto del Vallone di Fenerstrelle, seguendo un antico sentiero, cercando di fare attenzione a possibili avvistamenti. Tra gli altri osserviamo fanelli, culbianchi, camosci e un biancone che volteggia altissimo sulle nostre teste. Ci soffermiamo in particolare ad osservare due simpatiche giovani marmotte, che giocano e si azzuffano su un masso, ignare di essere scrutate. La cosa divertente, è come queste appaiano guardando gli scatti, ovvero come due amanti che si abbracciano e si baciano!

Terminata la discesa, raggiungiamo il Piano del Praiet e, una volta guadato il Torrente Gesso della Barra, risaliamo il promontorio su cui sorge il Rifugio Soria Ellena. Una traversata molto bella ed interessante, in un ambiente che ci sorprende ogni giorno di più.

Escursione, dal Rifugio Soria Ellena al colle di Finestra
La tappa successiva del nostro trekking è il rifugio Federici Marchesini al Pagarì, ma purtroppo, pur avendo chiesto la disponibilità con un certo anticipo, prima di partire per il trekking, il piccolo rifugio è al completo, e quindi dovremo sostare un’altra notte al rifugio Soria Ellena. Decidiamo quindi di raggiungere il colle di Finestra, storica via di comunicazione tra Italia e Francia. Da questo colle sono transitati santi, imperatori ed eserciti, oltre che essere stato un’importante via di commercio del sale. Dal rifugio raggiungiamo il piano del Praiet dove abbiamo notato un nutrito gruppo di camosci. C’è qualcosa che li attira nei prati rivoltati dai bovini il giorno prima, e si scacciano a vicenda per ottenerla. Ne approfittiamo, e riusciamo ad avvicinarci a questi eleganti ed estremamente schivi ungulati che, una volta superata l’iniziale diffidenza, ritornano a contendersi l’ignota leccornia.

Proseguendo verso il colle, ci imbattiamo in numerosi stambecchi, di cui un grosso maschio dalle corna infinite e raggiunto il colle anche un piccoletto affacciato ad una rupe.

Al colle avvistiamo anche grifoni e un’aquila reale, purtroppo fuori portata per il nostro obiettivo.

Ritornati al rifugio, ci godiamo i colori del tramonto che infiammano il Monte Gelas ed i suoi residui nevai.

VI Tappa, dal Rifugio Soria Ellena al Rifugio Federici Marchesini al Pagarì
Dopo la sosta prolungata al rifugio Soria Ellena, ripartiamo per la sesta impegnativa tappa. Partiamo percorrendo nuovamente la prima parte dell’itinerario del giorno precedente, per poi piegare in direzione della Pera de Fener. Camosci stambecchi e marmotte ci fanno compagnia mentre risaliamo l’interminabile sentiero che serpeggia lungo un torrentello generato dal lago della Maura. Raggiungiamo quindi la morena del ghiacciaio nord del Gelas, dove sono ancora presenti lingue di neve, non ghiacciata, che attraversiamo senza ramponi.

Traversata tutta la parete, raggiungiamo un’ultima lingua, ancora in ombra e quindi ghiacciata, percorribile in sicurezza solo indossando i ramponi che previdentemente avevamo portato con noi.

Guadagniamo così il cosiddetto “Passaggio dei Ghiacciai del Gelas” che permette di affacciarci sulla bella terrazza che ospita il lago Bianco ed il lago Blu del Gelas. Scendiamo verso il bivacco città di Moncalieri dove osserviamo anche una madre che allatta un piccolo stambecco.

Oltrepassati i piccoli laghetti ci immergiamo nel Vallone del Muraion.

Superati alcuni tratti in frana ed il passaggio soprano del Muraion, raggiungiamo il piccolo ma accogliente Rifugio Federici Marchesini al Pagarì dove passeremo la notte.

La vista dal rifugio è davvero spettacolare e ci delizia anche, al tramonto, con un meraviglioso letto di nuvole dal quale sbuca la Cima del Lausetto ed in lontananza l’inconfondibile sagoma del Monviso.

VII Tappa, dal Rifugio Federici Marchesini al Pagarì a San Giacomo di Entraque
L’ultima tappa del nostro trekking è una lunga discesa di quasi millecinquecento metri di dislivello, che ci condurrà dal rifugio più alto delle Alpi Marittime, a san Giacomo di Entraque, dove la nostra avventura ha avuto inizio. Dopo esserci goduti, l’alba e l’ottima colazione del rifugio, partiamo impegnando il comodo sentiero che serpeggiando, si tuffa nel vallone del Muraion.

Attraversiamo un bosco di ontano verde nei pressi del Rio Pagarì e oltrepassiamo il Passo sottano del Muraion, per poi riprendere in forte discesa con una lunghissima serie di tornanti. Guadiamo il Rio Pantacreus e proseguiamo a mezzacosta, lungo il fondo del vallone, dove il sentiero lascia il posto ad una mulattiera.

Utilizzando una passerella in legno ci spostiamo sulla destra orografica del torrente Gesso e proseguiamo lungo il torrente fino a raggiungere i ruderi del Gias sottano del Vej del Bouc. Imbocchiamo quindi la strada sterrata che attraversa l’intero pianoro di Pra del Rasur per poi entrare nel bosco che ci darà un po’ di refrigerio in questa calda giornata estiva fino a che non avremo raggiunto la nostra meta.

Si conclude così un altro bellissimo trekking alpino, distante dai più gettonati quattromila delle alpi o le rinomate cime dolomitiche, ma che ci ha sorpreso per la bellezza e la grandiosità dei suoi paesaggi nonché per il forte spirito selvaggio dei suoi ambienti, che emerge, nonostante siano luoghi storicamente abitati e sfruttati dall’uomo.