San Lorenzo Bellizzi il paesello che contempla l’infinito
Parco Nazionale del Pollino, 03/07/2016
Non siamo in grado di spiegarne il perché, ma raggiungere il cuore del Pollino, partendo da un grazioso paesino pedemontano come San Lorenzo Bellizzi, riesce regalarci emozioni incredibili! Ovviamente, non sarebbe per noi un’uscita fattibile a piedi in giornata, specie con il caldo che caratterizza queste zone in questa stagione, ma in mountain bike sappiamo di potercela fare. La bicicletta infatti, permette di coprire distanze maggiori in meno tempo e di percorrere lunghe strade montane, poco gratificanti se percorse a piedi, nonostante anch’esse, regalino bellissimi scorci di paesaggio. Non sarà certo una passeggiata! La fatica, il caldo e le difficoltà tecniche ci metteranno come sempre a dura prova, ma rientrati da una simile avventura, ci sentiremo appagati oltre che inspiegabilmente rigenerati! Dopo aver passato la notte a Cerchiara di Calabria, di buon’ora, ci trasferiamo nel vicino centro abitato di San Lorenzo Bellizzi. Questo paesello, secondo noi, gode di uno dei paesaggi più belli ed insoliti del Pollino e non solo del Pollino. L’imponente mole della Timpa di San Lorenzo, con i suoi “lisci”, si staglia dinanzi a noi, mentre più distante la singolare sagoma della Timpa Falconara si erge fiera ed elegante. A sinistra della timpa di San Lorenzo, il Raganello torna alla luce dalla stretta fenditura delle Gole di Barile che la grande Timpa forma con la Timpa di Cassano, prima di incunearsi nuovamente e sbucare presso l’abitato di Civita. Nella valle, le masserie e i terreni coltivati contrastano piacevolmente con l’ambiente aspro e selvaggio delle Timpe. Difficile non restare incantati difronte a tanta selvaggia bellezza, ed ogni volta che ci torniamo, non possiamo fare a meno di contemplare e riflettere su cosa, la natura, nei millenni, sia riuscita a plasmare. Abbiamo la netta impressione, che il paese di San Lorenzo Bellizzi sia nato lì apposta, isolato tra le montagne, per soddisfare l’atavico bisogno dei suoi abitanti, di percepire con i sensi, qualcosa di sacro e supremo.
Partiamo quindi in sella, con lo sguardo che si perde in questa meraviglia, direttamente dalla piazzetta del paese. Tralasciamo la strada che scende alla Maddalena, per imboccare la strada che, sempre in salita, attraversa il canale di Malamorta e prosegue per Serra Scorsillo. L’idea iniziale era quella di raggiungere Serra Scorsillo da Lagoforano, ma la deviazione avrebbe comportato un incremento sia della lunghezza che del dislivello da colmare, rendendo l’uscita ancor più impegnativa! Percorriamo Serra Scorsillo fino a raggiungere la Falconara, per poi imboccare la stradina che aggira la timpa dal versante di Nord Ovest, costeggiando Destra delle Donne. Lentamente il paesaggio si trasforma, da brullo e aspro a umido e boscoso. Superiamo la Sorgente Chedichemo, il Rifugio Segheria e Lago della Duglia, per imboccare la stradina che conduce alla località Acquatremola. Qui facciamo rifornimento d’acqua e riprendiamo a salire verso Piano Iannace, per poi proseguire verso la Sorgente Pitt’accurc’.
La salita è sempre più dura e il caldo si fa sentire, ma teniamo duro e, dopo esserci rinfrescati alla sorgente, affrontiamo gli ultimi metri di salita che ci separano dalla Piana del Pollino. Siamo al cospetto della terza faccia di un Parco grande ed eterogeneo. Abbiamo abbandonato il bosco di faggio e abete bianco, per raggiungere le praterie in quota, costellate da pini loricati. Qui mangiamo qualcosa e ci rilassiamo all’ombra dei Pini Loricati, mentre vivaci cardellini, ci tengono compagnia con il loro canto.
Dopo la doverosa sosta, incominciamo la prima vera discesa, fino a raggiungere il Piano di Pollino ed il sentiero per il Varco del Pollino, che percorriamo a piedi. Superato il Varco, ricomincia la discesa, passando prima per il Piano di Acquafredda e poi per il Piano di Fossa dove intratteniamo una conversazione con un pastore di San Lorenzo, sdraiato all’ombra di un cespuglio. Proseguiamo quindi, sempre in discesa lungo la strada forestale, per poi deviare, in piano, verso la Masseria Rovitti. Proseguiamo ancora in discesa per Boccatore e raggiungiamo la strada che, con continui saliscendi, passa alla base dell’imponente parete Sud della Falconara e conduce al Colle di Conca. Da questo punto in breve, siamo sul percorso dell’andata, che seguiremo a ritroso.
Un’uscita eclettica che ci ha permesso di attraversare ambienti eterogenei dello stesso Parco, ma sapientemente incastrati a creare un insieme armonioso e gradevole. Scrutiamo nuovamente il paesaggio, mentre assaporiamo il piacere di quella che per noi, rappresenta una piccola ma importante conquista.