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Giovanni
Giovanni

La via dei Lupi

Parco Nazionale del Pollino, 26/04/2015

Era un po’ di tempo che pensavamo di fare un’uscita alpinistica su neve, dal nome quantomeno affascinante, la cosiddetta “via dei lupi”. Per buona parte del periodo invernale il pericolo valanghe è stato sempre troppo alto per scalare questa via. Poi è arrivata la primavera e il manto nevoso si è consolidato mettendola in condizioni, ma fino a domenica scorsa, non siamo riusciti ad organizzare l’uscita, un po’ per il meteo, non sempre clemente nel fine settimana, e un po’ per il caldo dell’ultimo periodo che ci faceva nascere qualche dubbio circa il rigelo notturno. Sono vie, infatti, da percorrere con neve ghiacciata, più stabile, meno faticosa e più sicura. Ma a fine Aprile, il sole, picchia subito su questa bellissima lingua innevata, ammollandola e aumentando il rischio di cedimenti, buchi e caduta massi. Per questo motivo decidiamo di partire molto presto al mattino, in modo da impegnare la rampa più ripida all’alba, ovvero nelle ore più fredde della giornata. L’alba è alle sei e quindi partiamo da casa, per essere al Colle dell’Impiso prima delle quattro. Ma la strada buia oltre che la stanchezza per la notte insonne, ci fanno tardare un po’ all’appuntamento. Poi i preparativi più lenti del solito per via della tensione oltre all’assenza di neve al punto di partenza, che ci obbliga a legare subito gli sci agli zaini, ci fanno avviare più tardi del previsto. Partiamo con le lampade frontali in una notte senza la luna che è già tramontata da un pezzo, ed accompagnati dal verso di qualche rapace notturno, incuriosito forse da quelle due lucette che si muovono. Le sensazioni che si provano in questi momenti, non siamo in grado di descriverle, ma sembra di entrare in un ambiente sconosciuto ed enigmatico, abitato da creature affascinanti anche se invisibili. Un mondo misterioso, che ti mette in contatto diretto anche con la tua anima. Dopo pochi passi scopriamo che il percorso è ancora innevato, ma pensiamo che sia meglio aspettare a calzare gli sci per evitare di doverli togliere e mettere troppe volte a causa della neve discontinua. Calzati gli sci, procediamo con passo più veloce e mentre saliamo nel bosco, il cielo comincia a schiarirsi. Usciamo sui piani, proprio nel momento in cui il sole, ancora dietro le montagne, tinge di rosso proprio la via che ci apprestiamo a percorrere.

La cosa ci dà energia per accelerare il passo e raggiungere, sci ai piedi la parte centrale della Grande Frana. Siamo in un ambiente spettacolare, in un anfiteatro roccioso, circondati da pareti verticali, e sempre affacciati sui maculati Piani di Pollino. Leghiamo gli sci e i bastoncini agli zaini, calziamo i ramponi, indossiamo il casco, impugniamo a piccozza e cominciamo a risalire il pendio che diventa via via sempre più ripido. La neve è abbastanza compatta, ma il passo è comunque lento per via del peso degli sci a spalla. Di tanto in tanto ci giriamo per ammirare lo scenario fantastico, mentre un pino loricato enorme ci osserva aggrappato eroicamente alla sua roccia da tempo immemore. La neve tiene bene, anche sui crepacci che cominciano ad aprirsi vicino alle rocce. Solo sull’ultima rampetta che ci separa dalla cresta, acceleriamo il passo in quanto la neve comincia a cedere maggiormente sotto i nostri passi, ma ormai è fatta!

Siamo in cresta e in poco tempo raggiungiamo la vetta. Qui ci rilassiamo sotto un tiepido sole, deliziati dal canto melodioso delle allodole, mangiando qualcosa, in attesa che la neve si trasformi un po’ anche sulla via di discesa. Cominciamo a scendere lungo la cresta nord, su una neve dura ma non ghiacciata, e quindi abbastanza facile. Abbiamo una mezza intenzione di scendere lungo il canale di Sud – Ovest, ma non abbiamo la più pallida idea di quali siano le sue condizioni. Rischiamo infatti di trovare neve ghiacciata, in quanto quel canale vede il sole molto più tardi. Decidiamo quindi di evitare, e di concludere la discesa lungo la spalla nord.

La splendida discesa termina al piano di Vacquarro alto, dove raggiungiamo il greto del torrente ed accompagnati dalla sua musica e dal canto degli uccelli, ci prepariamo per l’ultimo tratto che decidiamo di fare a piedi, con gli sci a spalla. Una giornata davvero indimenticabile, immersi in una natura di straordinaria bellezza, che facciamo sempre più fatica ad abbandonare ogni volta, per tornare a casa e al lavoro.