Menu
Loricati sulle pareti che delimitano il Valangone
Loricati sulle pareti che delimitano il Valangone

Il Valangone

Parco Nazionale del Pollino, 24/01/2016

Nonostante l’ondata di freddo e neve che ha finalmente colpito, dopo un inverno latitante, le nostre regioni meridionali, la neve al suolo nel Parco Nazionale del Pollino è ancora poca. Le previsioni per questa domenica sono incerte, ma decidiamo di non rimandare l’uscita, e di accarezzare questo fugace attimo di inverno, anche perché le previsioni a lungo termine prevedono purtroppo un nuovo rialzo delle temperature. Partiamo da Colle dell’Impiso insieme ad Umberto, compagno di tante avventure, sotto una debole nevicata, risalendo al Colle Gaudolino.

L’intenzione è quella di salire il canale SO del Pollino, detto il Valangone, anche se le condizioni meteo ci fanno ripensare più volte. Non sono certo queste le condizioni per una via alpinistica, in quanto la neve non è trasformata, ma, d’altro canto, è poca e la via non è impegnativa. Arrivati al Gaudolino decidiamo di provarci ed imbocchiamo il bosco, che diventa subito ripido, fino a sbucare nel canalone, adornato da bellissimi esemplari di pino loricato, che nella nebbia assumono un aspetto decisamente suggestivo. Continua a nevicare e la neve invade la lente dell’obiettivo ogni volta che puntiamo la fotocamera contro vento o verso l’alto.

Come pensavamo, anche qui la neve è farinosa, ma mettiamo gli sci a spalla e calziamo i ramponi, utili per cercare di mordere il terreno sotto la neve inconsistente. Proseguiamo con i bastoncini, in quanto l’uso della piccozza sarebbe quanto meno ridicolo in queste condizioni. Con il senno del poi, la scelta della via si rivela azzeccata! Infatti nevica e siamo avvolti da una nebbia fitta, ma l’esposizione a sud, ci protegge dal vento impetuoso che spira dai quadranti settentrionali. Ne abbiamo la prova non appena sbuchiamo sulla cresta nord. Gli ultimi metri che ci separano dalla vetta, sono sufficienti per trasformarci in traballanti statue di ghiaccio. Il vento è impetuoso e la temperatura è almeno 5-6 gradi sotto zero alzando di parecchio la percezione del freddo. Troviamo un punto al riparo dal vento e ci prepariamo per la discesa.

Scrutiamo la spalla Nord, ma la nebbia è fitta e non ci permette di vedere se non a pochi metri. Scendiamo a piedi per qualche metro ma, almeno nella parte alta è praticamente scoperta ed il vento la rende davvero proibitiva. Forse più giù la situazione sarebbe stata migliore, ma senza riuscire a vedere oltre, meglio non rischiare. Con le difficoltà legate alla scarsa visibilità, individuiamo una via di discesa, sufficientemente innevata, lungo la normale, sul versante meridionale. Le solette dei nostri sci soffrono non poco, ma la neve è fantastica, farinosa, dalla voce ovattata, semplicemente stupenda. Imbocchiamo il sentiero che scende a Gaudolino, dove cerchiamo di fare qualche altro scatto. La mirrorless ha la lente frontale ghiacciata ed è quindi inutilizzabile, mentre la reflex ci permette di cogliere qualche altro scorcio prima di rientrare da questa fantastica avventura.

Prima di tornare a casa, passiamo da Piano Ruggio, mentre il cielo si apre e si colora di rosso.

Speriamo che quest’inverno anomalo ci regali qualche altra bella scialpinistica, degna di essere definita tale.