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2014-08-26 09-22-20-00

La Timpa di San Lorenzo

Parco Nazionale del Pollino, 26/08/2014

Si tratta di un’escursione che avevamo pensato di fare tanto tempo fa, in una zona del Pollino che consideriamo la più selvaggia dell’intero parco. E’ un’escursione faticosa, difficile, a tratti pericolosa e con notevoli difficoltà di orientamento. Partiti dalla base della spalla Est della Timpa di San Lorenzo nel punto in cui questa incrocia la strada asfaltata, abbiamo raggiunto la vetta della timpa, prima risalendo i lisci di San Lorenzo e poi percorrendo la panoramicissima Cresta delle Aquile. Malgrado il nome, non siamo riusciti ad avvistare aquile, ma comunque non sono mancati avvistamenti di rapaci come i due grifoni che volteggiavano sulla cima. Dalla vetta, abbiamo impegnato la discesa verso Colle di Conca fino a raggiungere la chiesetta di Sant’Anna. Dalla chiesetta, dopo aver visitato la grotta di Sant’Anna, abbiamo cominciato a cercare l’imbocco della cosiddetta scala di Sant’Anna. Dopo aver gironzolato per un po’ in una valletta che si affaccia sul Raganello, dalla quale sapevamo che partiva la cengia, siamo riusciti a trovare i segnavia bianco-rossi ormai quasi del tutto cancellati. Abbiamo quindi percorso la scala di Sant’Anna, un sentiero molto esposto, reso ancor più insidioso dal terreno secco e franoso, facendo particolare attenzione a non far rotolare giù pietre. Raggiunto il Raganello lo abbiamo percorso in discesa fino alla Lamia dove abbiamo provato a cercare l’omonima sorgente, senza riuscire però a trovarla. Faceva molto caldo ed un po’ di acqua fresca non avrebbe guastato affatto ma non potevamo sostare, c’era ancora molta strada da fare. Un po’ più avanti abbiamo imboccato il sentiero segnalato sempre con segnavia bianco-rossi che risale prima il canale Acqua Masa e poi si insinua nella fitta vegetazione. I segnavia scompaiono ed il sentiero diventa sempre più infestato da rovi. Capiamo quindi di aver sbagliato, ma è tardi ed il belvedere di Barile è vicino. Decidiamo quindi di proseguire seguendo l’intricata mulattiera fino a terminare in corrispondenza di uno sperone roccioso. Ci sono numerosi appigli e quindi ci arrampichiamo fino in cima allo sperone per poi proseguire nel bosco, dove riusciamo a trovare nuovamente i segnavia bianco-rossi. Li seguiamo fino a raggiungere il Belvedere di Barile e, senza sostare più di tanto, percorriamo il suggestivo sentiero che ci condurrà fino alla Scala di Barile. Risaliamo la scala per poi ridiscendere i pendii di Palma Nocera fino al greto del Raganello. Ci rinfreschiamo un po’ per poi risalire verso la fontana che ci permetterà di reintegrare parte dei liquidi perduti durante la faticosa escursione. Ritorniamo quindi all’auto esausti, ma felici di essere riusciti a fare un giro così ricco di emozioni e in un ambiente così selvaggio.