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Il Monte Tartaro e alle spalle La Meta
Il Monte Tartaro e alle spalle La Meta

Monte Tartaro per caso

Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, 30/04/2017

Sappiamo che non è il giorno migliore per un’escursione nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, ma la distanza di questi luoghi dalla nostra residenza, ci costringe inevitabilmente a dei compromessi. È domenica e domani è il primo Maggio, quindi il parco sarà particolarmente affollato dai turisti che, come noi, hanno approfittato a raggiungere questi luoghi, viste anche le previsioni di bel tempo. Avvistare animali selvatici liberi, sarà quindi molto difficile, e non solo! Dopo aver studiato vari itinerari, abbiamo scelto di raggiungere il Lago Vivo dalla Sorgente Sambuco, per poi provare a proseguire verso la cima di Monte Iamiccio. Purtroppo però, il Monte Iamiccio si trova in piena Riserva integrale, e quindi sarà abbastanza improbabile che i guardaparco, chiudano un occhio, e ci facciano proseguire oltre il Lago Vivo. Dopo aver passato la notte nei pressi del Lago di Barrea, raggiungiamo in auto, la vicina località di partenza, dove partiamo a piedi, percorrendo una strada sterrata che in pochi minuti ci condurrà alla Sorgente delle Donne. Qui imbocchiamo la Valle dell’Inferno e la risaliamo attraversando una bellissima e verdeggiante faggeta.

Oltrepassato il valico della Madonna delle Grazie, usciamo dalla faggeta e raggiungiamo il Lago Vivo, dove ci soffermiamo per fare qualche fotografia.

Ripartiamo quindi verso la Valle Cupella ma, come era logico attendersi, un guardaparco viene verso di noi e ci chiede di cambiare percorso. Stiamo infatti uscendo dalla rete sentieristica riportata sulla carta ufficiale del parco, e stiamo entrando in zona di riserva integrale. Ci abbiamo provato, ma capiamo benissimo le ragioni del Guardaparco e non insistiamo più di tanto. Non eravamo, infatti, gli unici intenzionati a percorrere quella valle, e la cosa ha reso ancor più inflessibile il guardaparco che, chiacchierando ci ha suggerito di proseguire per la Valle Lunga. Seguiamo il suo consiglio e, dopo una sosta alla Fonte degli Uccelli, ci immergiamo in un’altra splendida e vetusta faggeta. La percorriamo con il naso all’insù vista l’imponenza dei faggi, fino a sbucare in un grandioso anfiteatro, circondato dalle pareti del Monte Tartaro e del Monte Altare.

Percorriamo la Valle Lunga parzialmente innevata, fino al pendio che conduce alla sella tra i due monti. Risaliamo il pendio innevato con i ramponi ai piedi, prestando molta attenzione e piantando bene le punte, per cercare di far presa nello strato sottostante, un po’ più compatto. La neve infatti, in queste condizioni, risulta particolarmente insidiosa, perché essendo molto trasformata e marcia, in assenza di rigelo, non presenta uno strato sufficientemente coeso. Raggiunta la sella, puntiamo verso la vetta del Monte Tartaro. Togliamo i ramponi e percorriamo la cresta sul versante scoperto, lasciando perdere la pericolosa costa innevata, che in alcuni punti presenta buchi da fusione.

In cima incontriamo altri due escursionisti, provenienti da Campitelli. Scendiamo con loro lungo la cresta di Nord-Est, per poi salutarli e piegare nuovamente verso Valle Lunga, ricongiungendoci con il sentiero dell’andata, e ripercorrendolo fino a Selva Bella, dove se ne stacca un altro in direzione della valle del Rio Torto.

Per raggiungere però il sentiero che avevamo inizialmente previsto, impegniamo una breve bretella, ormai dismessa, che ci permette di raggiungere il bellissimo sentiero, inaspettatamente solitario, che aggira il versante sud-orientale del Serrone, sempre in un incantevole bosco, caratterizzato da curiose lame rocciose. Ad un certo punto, deviamo per un piccolo camminamento che conduce su un terrazzino a picco sul Rio Torto. Qui incontriamo i primi camosci! Il più giovane si nasconde subito dietro la rupe, mentre l’altro, più grande, ci fa capire di non voler essere avvicinato. Ci teniamo a debita distanza per non spaventarli, ma non esitiamo a fotografare. I camosci, capendo che non siamo una minaccia, riprendono a fare quello che stavano facendo prima del nostro arrivo e, lentamente, si allontanano, mentre noi procediamo verso il belvedere.

Riprendiamo il sentiero, e più avanti incontriamo un altro gruppetto di camosci. Stesso comportamento, ma la luce intanto sta calando, e fare foto accettabili diventa sempre più difficoltoso. Proseguiamo fino ad uscire dal bosco dove, dalla radura scoscesa, si apre una bella vista sul Lago Montagna Spaccata. Chiudiamo l’anello con un brevissimo tratto nei pressi della strada asfaltata, che ci condurrà fino all’auto, mentre qualche raggio di sole, si fa largo tra le nuvole e i monti.

Come è facile comprendere, queste montagne ci stanno stregando! La loro bellezza è davvero infinita, e ci fanno venir voglia di viverle sempre più a fondo e sempre più spesso! Non lasceremo passare molto tempo, prima della prossima visita, ma nel frattempo ci godiamo questi due giorni. Anche domani il tempo promette bene, e quindi un altro giretto, in quest’angolo di paradiso, non ce lo toglie nessuno!