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2008-08-18 08-30-01-00

Monte Rosa

Massiccio del Monte Rosa, 15-20/08/2008

Come succede ormai da qualche anno, siamo soliti trascorrere le nostre vacanze sulle Alpi, zona purtroppo irraggiungibile per noi in altri periodi dell’anno a causa della distanza. Quest’anno abbiamo deciso di trascorrerle sul massiccio del Monte Rosa in Valle d’Aosta, con l’obiettivo di raggiungere per la prima volta i 4000 metri di altitudine. Ci siamo quindi posti come meta il rifugio Regina Margherita costruito sulla Punta Gnifetti a 4554 metri di quota. Raggiungiamo la base della funivia di Stafal a Gressoney la Trinitè il giorno di ferragosto e, vista la pioggia battente, decidiamo di usare la funivia per raggiungere il rifugio Gabiet (mt.2357). Al rifugio la pioggia non è continua e usciamo per fare qualche foto al lago Gabiet. Il pomeriggio più tardi, la pioggia si trasforma in nevischio e la cosa ci fa sorridere, viste anche le temperature lasciate qui al sud. La mattina successiva il cielo è sereno e raggiungiamo presto l’accogliente rifugio Guglielmina (mt.2880), dove lasciamo un po’ di peso e facciamo un giro al col d’Olen, al Passo dei Salati e al sentiero che costeggia lo Stolemberg. Tornati al rifugio, cala la nebbia e quindi aspettiamo la gustosa cena del rifugio e poi presto a letto. Il giorno successivo ci svegliamo e ci accorgiamo che sono caduti 2-3 centimetri di neve durante la notte e che la nebbia è ancora molto fitta. Facciamo colazione e usciamo, dirigendoci verso il passo dei Salati. Percorriamo il sentiero sulla parete occidentale dello Stolemberg che in alcuni tratti è attrezzato con corde fisse vista l’esposizione. Affrontiamo questi passaggi con molta prudenza in quanto il percorso è innevato e le corde sono ghiacciate. Il percorso prosegue in salita verso punta Indren (mt.3260), per poi attraversare il ghiacciaio di Indren. Inutile dire che la nebbia e la neve che copre i segni, rendono le cose un po’ più complicate, ma ne usciamo egregiamente. Attraversato il ghiacciaio affrontiamo un altro tratto attrezzato per poi proseguire su roccette fino al rifugio Mantova (mt.3498). Quest’ultimo tratto ci da un po’ di problemi di orientamento, in quanto, la posizione e la quota del rifugio indicata sulle carte, non corrisponde con quella reale rilevata invece dal GPS, i segni sono invisibili per la neve e la nebbia ci consente di vedere il rifugio solo quando siamo ormai a 20 metri dall’ingresso! La nebbia ci avvolge senza sosta fino alla sera anche se i gestori ci assicurano che il giorno successivo sarà bel tempo. Facciamo una chiacchierata con i nostri compagni di stanza anche loro diretti il giorno successivo alla punta Gnifetti, e poi scendiamo per la cena. Si chiacchiera anche con i nostri simpatici compagni di tavolo anche loro in trepidante attesa per l’escursione del giorno dopo. La colazione è alle 4.30 e così mettiamo la sveglia alle 4.00. Appena svegli, mettiamo il naso fuori dalla finestra e finalmente la nebbia è scomparsa lasciando il posto ad uno splendido cielo stellato. Purtroppo, i preparativi per la salita, vista anche l’emozione, ci fanno perdere un po’ di tempo. Riusciremo a partire solo alle 5.15, un po’ tardi per la meta prevista, ma non fa niente: l’importante è vivere un’altra avventura. Partiamo con le frontali che è ancora buio e soffia un vento gelido ed insistente. Ben presto, il cielo comincia ad illuminarsi, assumendo fantastiche tonalità. Sono davvero tante le cordate che salgono dal Mantova e quelle che partono dal più alto rifugio Gnifetti (mt.3611): c’è addirittura “traffico”. Ci fermiamo più volte per prendere fiato e fotografare ciò che vediamo. Passiamo sotto la Piramide Vincent, il Balmenhorn con il suo Cristo delle Vette e il Corno Nero. Arriviamo al colle del Lys (mt.4248) che sono le 9.15, e ci fermiamo per decidere cosa fare, mentre ammiriamo le cime intorno a noi. Ad Ovest abbiamo il Lyskamm con il suo Naso e più lontano la sagoma inconfondibile del Cervino, mentre a Nord-Est troviamo la Punta Dufour, la Punta Zumstein, la punta Gnifetti e più vicino a noi la Punta Parrot. Il sole comincia a picchiare e la fatica si fa sentire, la cima sembra a portata di mano ma sappiamo che è più distante di quello che sembra. Riteniamo quindi più sicuro interrompere qui la nostra escursione e tornare al rifugio. I crepacci sono davvero giganteschi e li affrontiamo sempre con molta prudenza nonostante i ponti sembrino ancora solidi. Alle 11.00 siamo di nuovo al Mantova dove mettiamo ad asciugare l’attrezzatura sotto un sole magnifico. Al rifugio arriva altra gente pronta ad affrontare il ghiacciaio il giorno successivo, mentre noi ci rilassiamo e scattiamo fotografie dal panoramico terrazzo del rifugio. Dopo qualche ora, tornano i nostri compagni di stanza dalla vetta, che ci danno un consiglio per la via di discesa, consiglio che accettiamo volentieri perché ci permetterebbe di non scendere dalla stessa via di salita. Organizziamo quindi il percorso per il giorno dopo, che prevede la discesa lungo il bellissimo vallone di Salza, fino a Stafal. Al tramonto, il terrazzo del rifugio si affolla di gente, affascinata come noi dal mare di nubi colorate di rosso nel quale galleggiamo e dalle vette più alte che spuntano come degli isolotti. La vista spazia dal Monte Bianco fino al Monviso, passando per il Gran Paradiso, in uno scenario surreale. L’alba del mattino successivo è ancora più bella, con il letto di nuvole che sembra averci cullato per tutta la notte. Ci prepariamo per la discesa quando un piccolo di stambecco viene a farci visita proprio davanti al rifugio: è fantastico! Ma non sarà l’unico, infatti, durante la discesa per il vallone di Salza, ne incontreremo tanti, da intere famiglie a maschi solitari. Non possiamo fare altro che ammirare e fotografare. La discesa è lunga: più di 8Km e quasi 1700 metri di dislivello. Dopo una breve sosta a Stafal, risaliamo al Rifugio Guglielmina con la funivia, per il nostro ultimo pernottamento ad alta quota. Una gustosissima cena chiude un’altra fantastica giornata prima del rientro a casa. Che dire, la mancata vetta mette ancor più i presupposti per un nostro ritorno sul Monte Rosa, magari proprio la prossima estate!